Dopo una lunga pausa ricominciamo la serie di articoli sulle metodologie di allenamento. Tratteremo adesso di una preparazione adatta a persone già allenate che vogliono spingersi al limite estremo delle loro potenzialità e che fanno delle fatica e della costanza le loro armi migliori.
Ogni grande progetto è finalizzato ad uno scopo preciso
e anche il nostro non sarà da meno. Porremmo il nostro obiettivo sull’arrampicata
a vista con particolare attenzione alle vie che richiedono doti di resistenza
e movimento.
L’attrezzo principale se non unico sarà il muro di arrampicata, il più
grande e vario possibile con il maggior numero di prese dalle fattezze più
varie . Se non l’avete datevi da fare e costruitevelo o iscrivetevi alla più
bella palestra che potete raggiungere !!
Prima di entrare nel merito della questione è necessario distinguere due tipologie di atleti per cui si differenzierà notevolmente il programma di lavoro: la prima categoria è composta dal prototipo di atleta detto “homo cronometrus“. A questa persona risulta inconcepibile arrampicare senza la sua fedele agenda su cui segnerà ogni movimento e il tempo impiegato ad eseguirlo dal momento in cui entrerà in palestra fino al momento in cui uscirà. Vie da 40 movimenti, serie da 2-4-6-8 minuti all’80%, periodi di recupero basati sui bioritmi e fasi lunari, programmazione meticolosa per giungere al massimo della condizione il 23 settembre del 2014 in occasione delle prime olimpiadi intergalattiche, questi saranno gli argomenti con cui tedierà amici e parenti 24 ore su 24!!!!
Contrapposto all’”homo cronometrus” c’è l’”homo acasus” che invece si allena solo perché gli piace e fa quello che vuole indipendentemente dai risultati. A lui piace fare fatica e continua ad allenarsi anche se va in sovrallenamento, fa boulder quando dovrebbe fare resistenza e fa resistenza quando dovrebbe fare recupero. Non pulisce mai le scarpette prima di partire e quando guarda una via non ci capisce niente, ma si affida ad un’improvvisa ventata di fortuna che gli faccia indovinare tutti i movimenti.
Siccome va di moda faremo un’alchimia genetica e creeremo un’altra tipologia di climber che dovrebbe raccogliere i lati migliori dei suoi due colleghi: trattasi dell’”homo cronocasus” che per comodità chiameremo homoschifanteruftllanciotacchente … scherzavo, non lo chiameremo affatto, ma sarà il protagonista della nostra avventura verticale ( o strapiombante…).
Passiamo adesso a illustrare un paio di allenamenti:
Metodo numero 1:
Per adesso la teoria si ferma qui !! COSA STATE ASPETTANDO ??? Il muro vi chiama e … che la forza sia con voi !!!
Lagni Dino (atleta del A.S. "El Maneton" di Vicenza,
vedi il sito alla pagina Links)